Anch’io, col cuore gonfio di fierezza e amara consapevolezza. Mi porto infatti dietro da bambino una domanda, da quando vedevo il papà che, alle elementari all’uscita da scuola, veniva a prendere in carrozzella quel nostro compagno che ci raccontava triste che il babbo aveva perso le gambe in guerra e che gli dispiaceva tanto non potere giocare a pallone con lui.
Dopo circa settanta anni, la mia domanda resta irrisolta: “E’ necessario parlare di pace solo attraverso la guerra?”

Eppure dopo gli 80 milioni di morti per la prima e seconda guerra mondiale con Olocausto, gli Stati hanno sottoscritto nel dicembre 1948 la Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Non c’è occasione in cui Papa Francesco ( ricevendo anche lui l’onore delle armi) grida che le guerre divampano qui e là, che milioni di disperati e migranti scappano da esse. I Governanti, chiedono ovunque sacrifici, tagliano le spese sanitarie, di istruzione, per l’ambiente. Le industrie sono in crisi. Tranne quelle dei fabbricanti e mercanti di armi specie verso quel paesi da cui si fugge. Non pochi Capi di Stato si fronteggiano col dito pronto sui grilletti nucleari.

Mi tornano in mente le frasi della “pacem in terris” di Papa Giovanni XXIII: ” La vera pace non si regge sull’equilibrio degli armamenti”. Ma non ammoniva don Primo Mazzolari: “Chi giustifica una guerra giustifica tutte le guerre, le difensive come le rivoluzionarie, le proletarie come le capitalistiche”?

Così Tiziano Terzani, dopo la tragedia delle 2 Torri, scrisse in “Lettere contro la guerra: “ Che non sia la tragica occasione accettare le nostre responsabilità, fare un salto di qualità nella nostra concezione di vita? Le cause delle guerre sono dentro di noi. In passioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza,l’ingordigia, l’orgoglio, la vanità. La guerra al terrorismo viene usata per la militarizzazione delle nostre società, per produrre nuove armi, per spendere più soldi per la difesa. Fermiamoci, immaginiamo nella prospettiva dei nostri pronipoti. Occorre capire che il mondo è uno, che è possibile rimpiazzare la logica della competitività con l’etica della coesistenza! Il cammino è lungo e tutto da inventare. Ognuno di noi può fare qualcosa!”.

Ecco. Hanno sfilato tutte le Forze Armate. Tra gli ultimi, dopo i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile, La Croce Rossa, ecco la Polizia di Stato, civile. I funzionari con la sciarpa tricolore, mostrano che una risposta si può trovare, anche oltre i “carri armati”. I bersaglieri hanno fanno sobbalzare di simpatia, , l’Arma ineccepibile di fierezza, con la cagnetta mascotte della banda che fa tenerezza. Applausi! Meritatissimi. Sfrecciano gli aerei tingendo il cielo di “Tricolore”.
ViVA L’ITALIA. VIVA LA REPUBBLICA. ONORE ALLE FORZE ARMATE. Chiudo la televisione. Resta la domanda, irrisolta. Forse domani, chissà! Non esorta Nelson Mandela: “La pace non è un sogno, si può costruire! Ma per fare ciò occorre sapere sognare”? Vostro Ennio