Per non dimenticare ROSARIO LIVATINO e la lunga striscia di sangue.
Il mattino del 21 settembre 1990 mentre a bordo della sua Ford Fiesta percorre senza scorta la statale Agrigento-Caltanisetta ( a non molta distanza da dove il 25 settembre 1988 era stato ucciso il giudice Antonino SAETTA) sicari della “mafia” in auto speronano la sua auto, lo inseguono mentre cerca egli scampo nei campi. Già ferito, lo uccidono senza pietà. Magistrato di profonda fede cristiana: “Martire della giustizia e della fede” lo avrebbe definito Papa Giovanni Paolo II nel maggio 1993 dopo un toccante incontro privato a casa dei genitori di Rosario. Al termine avrebbe pronunciato il tremendo anatema contro la mafia dalla Valle dei templi ad Agrigento. Dal 1979 al 1989 Sostituto procuratore della Repubblica poi Giudice della “Sezione misure di prevenzione” presso il Tribunale di Agrigento, infligge duri colpi alla mafia. “Quando moriremo ci sarà chiesto non quanto siamo stati credenti, ma quanto siamo stati credibili”, aveva scritto in un suo appunto. Non pochi magistrati di oggi dovrebbero imparare tale lezione. 
Vostro Ennio
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