Cari amici, il mio ricordo per Antonio MANGANELLI ha suscitato risposte che mostrano quanto egli come “Direttore Generale della Pubblica Sicurezza” sia stato apprezzato. Ho vivi i ricordi degli incontri presso l’embrione del Servizio Centrale Operativo, appena istituito da Vincenzo PARISI, con altri miei più giovani colleghi, di cui due sarebbero diventati, prima e dopo lui, Capi della Polizia. E le indagini in cui ci imbattevamo; le riflessioni e talora i consigli richiestimi. Loro bravissimi e in carriera, io impegnato anche all’estero, ma via via emarginato. Pagavo le battaglie democratiche. Con Antonio MANGANELLI ci incontrammo di nuovo all’incontro-ricordo presso Montecitorio, per Nicola CALIPARI. Mi abbracciò, quasi si aggrappò: “Ennio vieni a trovarmi”. Ci vedemmo l’indomani al Viminale, nel suo ufficio, ove gonfio di tumore, con due parole disse tutto. “ Ennio, grazie e scusaci. Anche mia figlia ti ammira”. Quanto voleva bene alla moglie Adriana, alla loro splendida Manuela, e alla “Famiglia Polizia”. Si deve a lui se dopo la vergogna del “G8” di Genova, la “riforma” avrebbe ripreso il percorso brutalmente interrotto. E penso con amarezza a quando Lui, il Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, rispose direttamente sul blog M5S con una memorabile lezione sul ruolo dei “Tutori dell’ordine” per la sicurezza del convivere civile, alle provocatorie domande ivi fattegli da Beppe Grillo dopo violenze e arresti di “NoTav”. Peccato che l’amico “Beppe” abbia sottovalutato il senso. Antonio MANGANELLI, avrebbe anche fatto porre, quasi testamentariamente, il mio bassorilievo fatto per Nicola CALIPARI, al piano “nobile” della Questura di Roma da dove era dovuto andare via, grazie a un collega non vero amico, incontrando poi la morte in Iraq. La cerimonia inaugurale sarebbe stata presieduta da Alessandro PANSA, suo successore. Antonio non c’era più. Commozione e ricordi mi serrano l’anima, leggendo i commenti di Giafrancesco SIAZZU, già Comandante Generale dell’Arma: “Antonio MANGANELLI e’ stato un grande Capo e un vero amico”; e su facebook da Alfonso Alfonsi: “Dottore, lei è troppo gentile nel (non) descrivere anche personaggi che tanto male hanno fatto, soprattutto a lei. Sarà l’età che in tutti noi infonde riflessione o meglio distacco dal male”; e Gianni Bertoncin, carabiniere con me in Alto Adige, rincontrato dopo 50 anni: “Egregio tenente, sono onorato di avere lavorato con lei. Quando è ora dei meriti e riconoscimenti, tutte le scuse sono buone perché lei sia escluso, e con lei ne soffre anche chi ha avuto modo di conoscerla. Comunque saperla ancora sulla breccia è fierezza e conforto”. Che dire? Ho risposto così: “Grazie. Il mio pensiero grato e affettuoso va più ai miei Collaboratori, umili ed essenziali. Per gli altri a cui lei si riferisce, penserà Chi tutto vede e sa”. Grazie amici. Caro Antonio, grazie di quanto hai fatto, e arrivederci, a quando il Signore vorrà. Vostro ennio