Grazie al webmaster Roberto Ettorre e al suo collaboratore Alessandro Rosa, questo sito, aggiornato, torna operativo il 3 maggio, trigesimo del tragico gesto con cui Nazareno Giusti, 28 anni, poliziotto-artista, ha deciso di lasciarci.
Lo dedico a lui. Nazareno è stato lui stesso un disegno tracciato nell’imperscrutabile fumetto dell’umanità. Durante il funerale, lo immaginavo guardare dalla bara, nella chiesetta del paese ( dove certo aveva sgambettato bambino) il crocefisso del Gesù-Nazareno ( nomen omen) che anni addietro aveva disegnato per l’Altare, con la scritta “padre perché mi hai abbandonato?”. Un appuntamento già fissato? Ha percepito anche lui la stessa disperata umanità? Senza poi il guizzo divino? O forse c’è stato? Si sono eternamente abbracciati? Solo il Creatore lo sa.
Mi ha legato a Nazareno un’affinità elettiva, sin dal primo istante, quando otto anni fa ci incontrammo nella Scuola di Polizia di Peschiera, invitati per vie diverse, per parlare agli allievi di Giovanni Palatucci.
Nazareno, agente di polizia, aveva scritto un fumetto su questo commissario, ultimo Questore di Fiume italiana, arrestato dalla “Gestapo”, morto a Dachau per avere salvato ebrei dalle deportazioni naziste. Ne aveva rivissuto dentro tutto il dramma di funzionario e di cristiano. Oggi Giovanni Palatucci è tra i Giusti ( nomen omen) della Yad Vashem a Gerusalemme.
Il talento di Nazareno vibra in ogni suo disegno, in tutti i fumetti. Mi fece dono di quello che aveva già scritto su Giovannino Guareschi dal titolo: ” Non muoio neanche se mi ammazzano”. Pensava la stessa cosa Nazareno quando si è tolta la vita? Ogni sua tavola è un film, un quadro, un destino. Va dritta al cuore. Io gli regalai il mio “Un Commissario”. Restammo in contatto, via mail. Continuava il suo lavoro al Reparto Mobile di Firenze, a poche ore d’auto del suo paesetto, tra i monti della Garfagnana, dove quando poteva tornava. Illustrava con l’anima, tra un servizio e l’altro, storie che lo colpivano. Era schivo, pubblicava senza grancassa, in punta di piedi, collaborava col quotidiano cattolico L’Avvenire. Tutti gli volevano bene. I suoi genitori, il fratello, i colleghi del Reparto. La chiesa durante i funerali era piena. Silenzio. Singhiozzi.
Con Nazareno ci eravamo sentiti al telefono giorni prima. Da “Un Commissario” stava traendo un fumetto. Era entrato, mi diceva, in quelle pagine, diventate, per “caso o provvidenza”, poi libro. Ero onorato e commosso. Poteva essere un messaggio per tutti! Le vicende degli anni di piombo, della scintilla democratica di polizia, rivissute attraverso gli occhi di Norberto Bobbio, a cui le avevo date. Mi mandò 81 tavole in bozza, altre le stava ultimando. Due esprimono il dramma dei poliziotti, forse anche il suo. Un arcigno e pensoso Norberto Bobbio chiede: “cosa sappiamo noi di questi uomini che hanno il compito di garantire le sicurezza?”. La risposta, nel fondo nero, “NIENTE”. C’è tutto il talento, la spiritualità e forse il destino di Nazareno.
Ciao amico mio, Nazareno e Giusto, poliziotto di luce.
Tuo, Ennio