Il 19 novembre 1969 a Milano, in uno scontro di piazza, viene ucciso Antonio ANNARUMMA, agente di polizia, 1947, di Monteforte Irpino, Avellino. Ieri a Milano, sul luogo dell’uccisione, è stata posta una targa in Sua memoria. Grazie Sindaco, Autorità, Cittadini. Onore ad Antonio e ai tanti “Tutori dell’ordine” caduti per la sicurezza di tutti e la democrazia della nostra amata Italia. Politici siate degni del Loro sacrificio. Lo sia ciascuno di noi. Quel giorno per noi “carbonari di polizia” nacque la scintilla, il giuramento! Qualcosa è cambiato. Grazie Antonio, grazie ragazzi! Ecco un mio pensiero scritto allora. Vostro Ennio
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“Scuola Superiore di Polizia. 19 novembre 1969. Nell’aula il docente ha appena terminato la sua lezione. Gli allievi commissari sono nervosi, parlano tra di loro. Si è sparsa la voce che a Milano , un “poliziotto”, uno di loro, è stato ucciso. Corrono davanti alla TV: scene usuali di quei tempi, gipponi con agenti della “celere”, manifestanti, fumo, lacrimogeni, cartelloni, scontri. La telecamera si sofferma su un poliziotto per terra, vicino a una camionetta, coperto da un telo bianco, accanto un casco, macchie di sangue, materia cerebrale. E’ Antonio ANNARUMMA. Vicino alcune persone in borghese, altre in divisa, un prete dà la benedizione. Più lontano, a mala pena trattenuti, altri agenti in lacrime vorrebbero reagire.
Nella Scuola, gli allievi-commissari, parlano con dolore e rabbia. “Non è possibile, un ragazzo di poco più di venti anni ..dobbiamo fare capire che non siamo noi i nemici da abbattere! Quello era un poveraccio, non un figlio di papà. Chi lo dirà alla mamma!”. Uno di loro, la voce rotta, indica: “ Quel magistrato vicino a lui è Emilio Alessandrini, mio compagno di liceo..”. “Dobbiamo fare qualcosa!”, grida ai colleghi accanto. Esprimiamo il nostro sdegno. “ Paolo Matricardi! Lavora al Messaggero, è anche lui nostro compagno di liceo!”. Con alcuni colleghi scrive una lettera, appassionata e dura. La legge: tutti approvano. Chiama Paolo al giornale: la pubblicherà, assicura. Nella sala, un giovane bruno, alto ed elegante con un maglioncino dal collo alto, ha seguito l’animata conversazione . Mentre il giovane con la lettera sta per uscire, lo ferma: “Ciao collega, fate bene. Dobbiamo capire e fare capire. Non può essere una guerra tra poveri. Tra quei poliziotti ci sono alcuni dei miei ragazzi. Auguri, chissà che qualcuno di voi non vi sia assegnato!.”. Gli stringe la mano, presentandosi: Luigi Calabresi. E’ un collega dell’ufficio politico di Milano. Il mattino dopo, prima dell’ingresso in aula gli allievi confabulano, delusi. La lettera non è stata pubblicata. Paolo gli ha telefonato scusandosi. Non ha potuto: qualcuno è intervenuto. Il corso è ormai alla fine. Partiranno ciascuno per le varie sedi. Il commissario che ha scritto la lettera andrà a Genova, altri a Catania, Milano, Palermo… E’ nata la scintilla,portano in cuore il giuramento, per Antonio. ( da Un Commissario: pag. 65- Una scintilla nella coscienza.- leggibile sul sito www.enniodifrancesco.it. Sopra un mio acrilico “Arcobaleno di vita”