Quanto tragicamente sta avvenendo in questi giorni in Afghanistan, ma meno platealmente da sempre ovunque nel pianeta, persuade che solo l’Utopia può fare sperare che il male non diventi normalità.
“Se l’Utopia non si spenta– scrive Silone – né in religione né in politica è perché v’é nella coscienza dell’uomo un’inquietudine così profonda che nessuna riforma e nessun benessere materiale potranno placare”.
Che disquisire di analogie tra disastrose fughe da Saigon in Vietnam ieri e Kabul oggi, da parte di politici, soloni, giornalisti! L’Utopia dovrà purtroppo continuare a confrontarsi coi “quattro cavalieri dell’Apocalisse: invasione, guerra, fame e morte, in un esodo planetario che mette l’un contro l’altro interi popoli”. Cavalieri che sono l’atavico virus, sconsolatamente poetizzato da Salvatore Quasimodo: “Uomo del mio tempo sei ancora quello della pietra e della fionda”.
Chi prevarrà? Caso, o provvidenza, mi hanno fatto incontrare papa Giovanni Paolo II, padre Ernesto Balducci, Chiara Lubich.., atei o laici come Bobbio, Pannella, Rodotà..
Occorre impegnarsi per una “mutazione dell’homo sapiens”, esorta Tiziano Terzani! Affinchè il Piccolo Principe torni nello sguardo della bimba, tra il nero, per costruire gli “Stati Uniti del mondo” come augura ai giovani il sensitivo Gustavo Roll. Vostro ennio