” Il 19 marzo 2002 Marco BIAGI venne ucciso, sotto casa. Terminata la lezione all’ Università di Modena, preso il treno erra sceso alla stazione di Bologna, da dove in bicicletta aveva pedalato verso casa. Verso le 20, poggiatala al muro, in piazzetta, si era avviato verso l’abbraccio della moglie e dei figli. I vili terroristi, in agguato, avevano fermato la sua vita.Marco BIAGI, collaboratore del Ministro del lavoro, era stato lasciato solo, senza scorta, benché minacciato. Aveva chiesto che gli riattivassero la protezione. Le autorità avevano persino rifiutato di riceverlo. Poi era iniziato il balletto delle responsabilità. I giornali avevano riportato la dichiarazione “sfuggita” al responsabile del Viminale: Marco Biagi, per lui, era un “rompicoglioni”. Da allora, nei dotti interventi commemorativi nessun accenno a omissioni, responsabilità, colpe. Grigi parlamentari, commis di Stato, ripetono che gli erano amici, che lo apprezzavano! Ipocriti! Chi potrà mai misurare la solitudine, l’angoscia del “giuslavorista” che leggeva i tempi del cambiamento? E chi mai potrà sentire dentro il dolore della moglie e dei figli? Siano sempre implacabili accusatori quei ragazzi che ogni 19 marzo, da tante parti d’Italia, ripercorrono in bicicletta l’ultimo tratto di vita di Marco Biagi, il professore dal viso dolce e pensoso, che pedalava verso il loro futuro…” ( da Un Commissario- ed. Castelvecchi – Ennio Di Francesco).
Un abbraccio alla vedova Marina e ai figli Francesco e Lorenzo. Grazie, professore Marco BIAGI.
Ennio