Il 17 febbraio 1600, Giordano BRUNO, giudicato eretico dalla Santa Inquisizione della Chiesa, dopo anni di processi e torture, veniva arso vivo a Roma in Piazza di Campo dei Fiori. Costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza di “condanna a morte per rogo”, si alzò fiero apostrofando i giudici con la frase: «Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!» (Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla!). Proprio vero: ogni libero pensatore, cercatore di verità fa paura al “potere”, ovunque e sempre. Per uno strano gioco di luci sembrava sorridesse sotto il nero cappuccio, rivedendo gli inquisitori con porpora e croce che quattrocentoventi anni prima lo avevano condannato a bruciare vivo, con la mordacchia perché non gridasse più il proprio pensiero.

Ed ora le Autorità depongono allori davanti al suo monumento e la banda suona inni. “Padre perdona loro, non sapevano quel che facevano”, sogghigna libero, sempre! Che emozione per me essere stato lì con Giuliano Montaldo che col suo straordinario film “Giordano Bruno” ha ricordato al mondo quel frate che aveva cercato il cuore del cosmo, e in esso la mente di Dio.

Vostro Ennio