Mi spiace amici darvi il buongiorno talora con ricordi amari. La sensitiva e dolce Rossella, che ha deciso anni fa di togliersi la giovane vita, figlia del mio carissimo collega ed amico Nicola, mi diceva: “Signor Ennio, vedo accanto a lei tante anime belle che le chiedono di essere ricordate“. Ne parliamo talora col papà. Stamane mi sono svegliato con un magone dentro. L’alba sorgeva, come sempre radiosa. Qualcuno ha guidato questo struggente pensiero. Non siete obbligati a leggere. Buona giornata lo stesso. Il 25 settembre 1988 il magistrato Antonino SAETTA guidava la sua auto, senza scorta, con ancora negli occhi il sorriso del nipotino al cui battesimo aveva partecipato a Canicattì. Anni prima aveva presieduto la Corte d’Assise per i processi di mafia per l’omicidio di Rocco CHINNICI e quella per l’uccisione del Capitano dei Carabinieri Emanuele BASILE, infliggendo dure condanne ai boss responsabili. L’attendeva a Palermo la presidenza del maxiprocesso istruito da Giovanni FALCONE. Guardava di tanto in tanto pensoso il figlio Stefano, da tempo malato, che sedeva sorridente e ignaro accanto a lui. D’improvviso un’auto si affianca, raffiche di mitra. Scompare. Poi buio e silenzio. Il giudice SAETTA muore crivellato di colpi, abbracciando il figlio Stefano anche lui trucidato. Due anni dopo, il 21 settembre 1990, sulla stessa strada, sarà ucciso Rosario LIVATINO il giudice “ragazzino”, anche lui senza scorta.
Cara dolce Rossella, hai forse ragione. Ora nella Luce, sei e parli con loro. Continuerò finché il Signore vorrà. Con questo post oggi forse qualche persona, magari una sola, penserà ad Antonino SAETTA e chiederà: “Quanto ha perso la collettività con l’uccisione di tanti martiri di legalità e giustizia che sarebbero sempre stati in prima linea contro l’illegalità, la corruzione, il degrado morale di questa sventurataItalia ?”. Buona giornata, vostro Ennio